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2023

Roma

          È un progetto di produzione musicale di tipo elettronico della durata di un mese circa, ovvero una continua rielaborazione di un brano costantemente APERTO di ingente durata e PESANTEZZA DI SPAZIO che occupa memoria digitale. Più si espande, più diventa complesso rielaborarlo; così gli strumenti a disposizione tendono a sentire essi stessi la complessità prodotta e la durezza fisica nella riscrittura si riverbera nel prodotto finale (elaborare un file .WAV di decine di Gb richiede energia fisica e reale che il computer risente su di esso e cambia la sua risposta ai miei input). I driver degli speaker, che tendono ad essere elastici e malleabili, fanno fatica e risentono dello sforzo stesso di produzione. Gli input sono di tipo puramente sensoriale rendendo la linea che separa l'atto di ascolto da quello di produzione molto sottile e labile. Io sono il primo ascoltatore di me stesso, proprio perché parole per descrivere la produzione sarebbero inutilmente sature di significati futili e ridondanti, ecco perché l'atto di produzione sonora è un atto di produzione VERBALE vera e propria e parla di ciò che sono e del mio ruolo nello spazio e nella vita, materiale e non; tale ruolo non mi è sempre chiaro, proprio come il mio progetto più ampio che lo contiene "NOTIMENOSPACEART", che si domanda in continuazione che cosa sia arte e che cosa oggi siamo AUTORIZZATI a produrre,sempre a cavallo tra digitale ed analogico. Tra personale e generale, iniziando a vedere tutto in terza persona. Proprio per questo utilizzo un nome fittizio. Che funge da tramite. Questa pesantezza e sovraccarico digitale li riporto in sede di opening come un atto di riscrittura dello spazio fisico che occuperò in base a ciò che la stessa serata e gli stessi protagonisti mi daranno concessione di provocare: un atto espressivo molto robusto e pensato in prima fase proprio per lo stesso corpo fisico, facendolo vibrare, tentando una comunicazione tra il mio corpo muto e quello dei presenti, attivi e essi stessi LIQUIDO CHE PLASMA le mura attorno. Il cavo, nella produzione, è fondamentale e indispensabile; l'atto d'arte passa attraverso il cavo ed è li che avviene la comunicazione. Il cavo unisce e fa passare ciò che di materiale è esterno ad esso, è la componente intermedia tra la digitalizzazione dell'analogico e la resa materiale del flusso di bit e di Hz. Ecco perché io mi sento costretto dentro quello spazio, quello infinitamente piccolo e metallico di un mezzo di trasposto tra input fisici ed output di esplosioni di onde nell'aria. Sono il mezzo, non il produttore. Ecco perché non è una performance che rende tutto visuale e retinico, qui non c’è una necessità reale visuale. Siamo stanchi di VEDERE LA MUSICA, ora la tocchiamo e facciamo in modo che sia spazio tra lo spazio. Ecco perché Ethan è un tramite tra la FISICITA’ COMPLESSA e la sua digitalizzazione COMPRESSA.

L’opera si presenta come un live set di 2 ore composto da una traccia aperta e continuamente rielaborata dall’artista senza mai concludersi (per ora 8-9 ore di produzione), potenzialmente infinita. Corso modella lo spazio, genera una nuova dimensione sonora nella quale il fruitore trova possibilità di immersione.

La resa sonora del live si rifà molto al modo in cui Ikea ha riempito e riempie tutt'ora gli spazi nella maniera più "abusiva" e invadente possibile, con questa nominazione assurda dei prodotti e dichiarando completamente la massificazione come status e il disturbo casalingo come ansia domestica. Ecco dove viene la voglia di riempire lo spazio con un tipo di suono tattile, che tocchi e che ti tocca. Proprio come guardando una casa ikea, non vedi il brand, ma lo senti e ti viene sbattuto in faccia come un subwoower a 30 Hz. Tratto le onde sonore come una qualsiasi sedia di design, che occupa e ricrea lo spazio, invadendolo.

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© 2023 by Enrico Finazzi

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